Pompei, Sarno: morte improvvisa e resurrezione
… Si viaggia per fuggire. Per estraniarsi da una quotidianità soffocante e materiale. Lo si fa, forse, per osservare finalmente la propria vita con uno sguardo oggettivo, cercando di essere presenti a se stessi ma senza coinvolgersi troppo. Come essere dentro la propria pelle e osservarla al tempo stesso. Non è un processo astratto, ci si sporca le mani e le scarpe sono infangate. Ma si fatica leggeri. È un percorso di crescita che, partendo dalla conoscenza del nostro centro, s’innalza verso consapevolezze più alte. …
… Come i calchi di Pompei. Roberto già nato ventidue anni prima, rinasce l’8 maggio del 1998 passando attraverso una vagina scavata nella muratura di un solaio dai soccorritori. Io sono stato a Sarno e ho visto la sua cella di mura e fango. Sono andato per capire. Roberto mi ha accolto, ospitato, condotto, spiegato, emozionato. Abbiamo visitato assieme Pompei. Mentre cammino tra le rovine mi viene naturale fare un raffronto tra le due situazioni; lo faccio in silenzio per non riportare alla memoria un dolore. Ma non posso fare a meno di fare comparazioni e così in un gioco di botta e risposta, analizzo questi segni raccolti in un giorno e azzardo analogie. E i muri a reticolo sotterrati dalla cenere si contrappongono nei miei pensieri alle mura delle case di Sarno ancora intonacate dalle colate di fango e i calchi dei fuggitivi nella Casa dell’Orto si oppongono alle impronte di fango sul soffitto. L’impermanenza di un palloncino effimero nella forma di un manga giapponese, impigliato tra i rami di un albero, si contrappone alla solida presenza della statua di Minerva e infine il calco dell’uomo, soffocato dalla cenere e reso fossile dal tempo, si oppone all’immagine di Roberto, vivo. …