volevo essere un mago
... e inventavo incantesimi per vincere i nemici più grandi di me, oppure per diventare invisibile, impercettibile al resto del mondo. Era un gioco di bimbo che si svolgeva in un contesto particolare. Nella casa dei nonni paterni, dove ho vissuto i primi anni della mia vita, c’era molta ricchezza e c’erano dei ruoli precisi. Nonno mi ha appassionato alla storia: i suoi racconti della guerra erano memorabili, la descrizione delle sofferenze della gente comune ha fatto nascere in me un sentimento di solidarietà nei confronti di chi subisce la violenza e di antagonismo contro chi la genera. La sua impostazione storica era romantica, parlava di eroi, di uomini giusti, più forti delle ragioni di stato, delle economie. Nel suo vocabolario, la parola storia aveva la s maiuscola e la parola uomo era maiuscola e in grassetto; i suoi insegnamenti ancora mi accompagnano. Nonna, invece, aveva una grande cultura, frutto delle tradizioni della campagna dell’alto Lazio. Aveva sviluppato, con il tempo e con l’esperienza, la capacità di vedere. Lei è ancora uno spirito elevato, positivo, saldissimo, un ponte tra qui e altre dimensioni, una medium; ricordo il suo sguardo, orientato più dietro le quinte che sul palcoscenico della realtà. Il suo ruolo nella costruzione del mio sguardo è stato fondamentale ...
... Chiara, invece, ha il tempo per la contemplazione e per la meditazione. È evidente quando la guardi mentre osserva una cosa qualsiasi, sembra entrarci dentro per studiarlo meglio, per studiarne nel dettaglio le funzoni, e dove queste non sembrano sufficienti a far viaggiare la sua fantasia, la vedi inventarne di altre e di diverse, pensieri, elucubrazioni e fantasie che arrivano a trasformare profondamente l’oggetto in
questione, fino alla necessità di dare a quest’oggetto un nuovo nome. Il piccolo alchimista cambia nome, funzione e materia a ogni oggetto qualora ne ravvisi la necessità. ...